Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da una grande variabilità, dovuta sia alle caratteristiche di ogni individuo, sia a fattori ambientali.
Dopo una prima fase di lallazione, il bambino segue uno sviluppo del linguaggio di questo tipo:
- a 10 /12 mesi inizia a formulare le prime parole e utilizza meno il pianto;
- verso i 18 mesi riesce a pronunciare circa 50 parole (non sempre corrette);
- a 24 mesi circa il bambino possiede già un vocabolario intorno alle 100 parole e forma le prime combinazioni di due parole, spesso associate a un gesto;
- intorno ai 30 mesi avviene la cosiddetta esplosione del linguaggio e del vocabolario: il bambino inizia a produrre frasi di tre o più parole.
- verso i 4 anni il bambino possiede l’80% del lessico dell’adulto (più o meno evoluto, a seconda dell’ambiente familiare e sociale in cui cresce e degli stimoli linguistici ricevuti).
Come procedere se un bambino si discosta da queste tappe?
E’ importante fare una valutazione per escludere l’esistenza di un disturbo uditivo, di un ritardo globale dello sviluppo psicomotorio, di una scarsa interazione del bambino con l’ambiente e con gli altri (spettro autistico). Questi approfondimenti diagnostici sono di competenza del neuropsichiatra infantile, che distinguerà fra un ritardo semplice (RS) che di solito si risolve in alcuni mesi ed un disturbo specifico del linguaggio (DSL), in cui il ritardo è molto più accentuato e le parole o le frasi possono comparire molto più tardi rispetto alle fisiologiche tappe cronologiche.
Famiglia e scuola: collaborare per i migliori risultati
Oltre all’intervento mirato sul bambino, l’attività del logopedista prevede un counseling familiare per promuovere quelle modifiche di comportamento in ambiente domestico che possano favorire lo sviluppo del linguaggio senza generare ansia da prestazione; inoltre promuoverà la creazione di una rete di collaborazione anche con la scuola per cercare di trasferire gli obiettivi raggiunti in terapia al contesto, oltre che familiare, anche sociale. Infatti, il momento riabilitativo, non è sufficiente se non è accompagnato da una esperienza reale del linguaggio con gli altri.